Eudaimonia: la felicità secondo i greci

Nonostante la psicologia positiva possa sembrare una scienza innovativa, le sue radici risalgono alla filosofia greca, in particolare al pensiero di Aristotele.

Martin Seligman e gli altri ricercatori, scontenti della la psicologia “tradizionale”, erano partiti dall’idea di cercare una strada diversa, che non andasse solamente verso la cura, o la prevenzione, della patologia. Puntavano ad includere nella psicologia anche lo studio della felicità, dei punti di forza, della virtù.


Tra le varie fonti a cui si sono ispirati, un ruolo importante l’ha avuto la filosofia greca, che in passato ha cercato di comprendere cosa portasse le persone vicino all’Eudaimonia, ossia alla felicità.

Eudaimonia è la parola greca che si riferisce al vivere in uno stato di soddisfazione, salute, felicità e prosperità. È utilizzata anche per indicare le azioni che portano al benessere dell’individuo. Il benessere diventa un valore essenziale. 

In senso più letterale, Eudaimonia significa “avere un buon spirito guardiano” (da “eu”, buono e “daimon”, demone). Rappresenta il fine ultimo a cui tendere ed è più uno stato oggettivo che soggettivo, che caratterizza una vita vissuta bene nonostante gli alti e i bassi di chi la vive.

La filosofia di Aristotele, in pillole, si riassume così: 

  • Ciascun individuo ha una concezione personale del proprio benessere, che si raggiunge attraverso una “buona vita”. Questa è l’Eudaimonia di Aristotele, la sua via per raggiungere la felicità: fare delle attività che sono in accordo con le nostre virtù e avere al contempo un fine più alto che ci muove.
  • La virtù è condizione necessaria alla felicità. L’individuo ha il compito di scoprire in cosa consista la propria virtù e di capire come renderla atto.
  • La ricerca della felicità è legata al comprendere che le condizioni per raggiungerla sono dentro noi stessi. Soffermarsi per valutare la qualità delle proprie relazioni, lavoro, e così via, per riflettere su quali siano gli aspetti presenti che possono condurre alla “buona vita”, porta la persona più vicino a trovare un senso ed una direzione.
  • La felicità è vista come dotata di un valore intrinseco e strumentale.
  • La felicità e la crescita psicologica sono il segno che la persona sta andando nella giusta direzione.
  • Ogni persona è vista come dotata delle capacità necessarie per raggiungere l’Eudaimonia. Avere a cuore la propria felicità crea un circolo virtuoso: le emozioni positive portano ad una crescita psicologica, che aumenta il proprio repertorio di pensieri ed azioni portandoci ad ottenere migliori relazioni, salute, conseguimenti.
  • La crescita psicologica deriva da attività che mettono alla prova le nostre capacità. Queste possono essere molto varie ed includono, ad esempio, una buona azione, partecipare ad una gara impegnativa, una conversazione stimolante e così via.
  • L’essere umano è naturalmente portato alla giustizia, all’equità ed alla virtù, ma deve essere costante nel dare priorità a queste qualità rispetto a comportamenti maggiormente egoistici.

Il concetto di Eudamonia compare nell’Etica Niconomachea, in contrapposizione a quello di piacere edonico. Secondo Aristotele infatti, non tutti i desideri meritano di essere perseguiti: per quanto piacevoli, non tutti portano a qualcosa di buono.

L’Eudamonia rappresenta l’obiettivo finale verso cui ognuno di noi tende. Per Aristotele la felicità consiste nel condurre una vita virtuosa, cioè nell’attualizzare ciò che di più degno vi è nell’uomo, utilizzando appieno le proprie potenzialità.

Il “contenuto” di questa vita virtuosa riguarda la natura intima di ciascuno. Secondo Waterman, l’individuo è chiamato a scoprire la sua vera natura, le sue potenzialità, e a vivere secondo la stessa, realizzando quello che di più grande è capace. La natura di ciascun uomo, o daimon, rappresenta la perfezione verso cui tendere ed è in grado di guidare e di dare significato alla sua vita. Non è quindi un’unica idea, ma acquisisce una forma particolare per ciascun individuo. Eudaimonia è condurre la propria esistenza con lo scopo di sviluppare le proprie capacità, scoprire la propria natura, mettendole al servizio di un fine più grande.

Eudamonia è anche azione al servizio delle virtù, intesa come ciò che di migliore ed eccellente vi è in ciascuno di noi. È la scelta di attività che siano meritevoli e desiderabili di per sé. Per Aristotele, agire secondo virtù e felicità si equivalgono: l’Eudamonia deriva dall’azione virtuosa messa in atto per il suo valore intrinseco. 

La felicità, infine, è per Aristotele un concetto relazionale: non si può ignorare il bene comune, che va tenuto in considerazione affinché l’individuo possa raggiungere la vera felicità. È vivendo in armonia con i suoi simili che l’uomo realizza se stesso.

Il “daimon” rappresenta quindi le potenzialità di ciascuno che, una volta attualizzate, conducono alla piena realizzazione della propria natura. Le azioni che facciamo per vivere in accordo con essa, sono quelle che portano all’esperienza dell’Eudamonia.

Bibliografia

Aristotele. (1999). Etica Niconomachea. Roma-Bari: Gius. Laterza & Figli.

Boniwell, I. (2015). La Scienza della Felicità: Introduzione alla psicologia positiva. Bologna: Il Mulino.

Crespo, R. F. & Mesurado, B. (2015). Happiness Economics, Eudaimonia and Positive Psychology: From Happiness Economics to Flourishing Economics. Journal of Happiness Studies, 16(4), 931-946.

Waterman, A. S. (1993). Two conceptions of happiness: Contrast of personal expressiveness (eudaimonia) and hedonic enjoyment. Journal of personality and social psychology, 64(4), 678.

positivepsychologyprogram.com/aristotelian-principle/

Condividi questo articolo sul tuo profilo

Condividi su linkedin
LinkedIn
Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter